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I Mantra: la via della felicità

  • Immagine del redattore: Admin
    Admin
  • 31 lug 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Mantra è una parola sanscrita, la lingua dell’antica civiltà vedica che ormai non è più nell’uso comune, nemmeno in India. La parola mantra è composta dai due termini “man” e “tra” che insieme ne formano il significato che, in sintesi, potrebbe essere tradotto come: strumento per pensare.

 

Ogni sillaba sanscrita però ha diversi significati e vale quindi la pena di approfondirli per comprendere meglio il significato della parola mantra.

La sillaba man significa “mente, pensiero, atto del pensare, intelletto, respiro, anima vivente” mentre la sillaba tra significa “che libera, che compie, che agisce, che protegge”.

Questi "strumenti per pensare" possono servire come strumento di meditazione, poiché tramite la loro ripetizione si entra in contatto con l’Assoluto.

Originalmente queste formule sacre non erano quindi recitate come una forma religiosa ritualistica e basta, ma come veri e propri strumenti per migliorare la vita di tutti i giorni. Ecco perché ancora oggi i mantra sono largamente utilizzati in oriente.

Qui però è d’obbligo una precisazione: in occidente, e specialmente nella tradizione cattolica (anche se in quella cristiana delle origini non è così), siamo abituati al concetto di preghiera, nel senso che ci si mette in ginocchio a chiedere perdono e a chiedere qualcos’altro. I mantra non sono preghiere in questo senso.

I mantra nella pratica dello yoga

Spesso le lezioni di yoga tradizionale cominciano con la recitazione di un mantra e spesso terminano con la recitazione della Om (tradizionalmente ripetuta per tre volte), come saluto. I mantra possono anche comporre un’intera lezione di mantra-yoga.

I mantra possono evocare forze cosmiche; possono essere epiteti di divinità; nel culto induista i mantra recitati possono essere singole sillabe, come nel caso della sillaba Om, identificata con l’essenza stessa dei Veda e quindi dell’intero universo.

I mantra nella tradizione religiosa

Nell’induismo i mantra ebbero grande diffusione soprattutto nella pratica del japa, la ripetizione vocale o mentale, spesso accompagnata dallo scorrimento fra le dita dei grani di una japa-mala(una sorta di “rosario” composto da 108 grani, spesso semi di una pianta sacra).

La ripetizione, se eseguita secondo determinate norme e in una condizione spirituale adeguata, è in grado di sollecitare il benefico intervento della divinità, poiché le sillabe sono considerate come una delle forme in cui può manifestarsi la potenza divina.

Anche nella tradizione cultuale del cattolicesimo esiste la recitazione di un “mantra”: il Kirye Eleyson, o l’Ave Maria, o altre preghiere ripetute come una cantilena, sgranando il rosario, fin quasi a perdere il significato delle parole.

Nei mantra è importante il suono più che il senso: spesso privi di significato letterale, ma efficaci dal punto di vista esoterico, i mantra (personali e segreti) vengono trasmessi dal maestro spirituale al discepolo nel corso di cerimonie iniziatiche.

I mantra sono moltissimi, tra i più famosi: Om Namaha Shivaya (omaggio alla divinità Shiva, “patrono” dello yoga), il Maha Mantra (grande mantra).

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