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Pranayama | L'importanza del respiro

  • Immagine del redattore: Admin
    Admin
  • 31 ago 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

La vita inizia con un inspiro, e finisce con un espiro.

E’ un dato di fatto, una legge universale che non fa distinzioni; ed è proprio la convinzione che i nostri respiri siano in qualche modo contati, che con quanti meno ne facciamo più a lungo viviamo, che ha dato origine alle tecniche respiratorie conosciute con il nome di pranayama.

 

Secondo uno dei più autorevoli testi di Hatha Yoga, gli Yoga Sutra di Patanjali, il pranayama costituisce uno degli otto anga, ovvero stadi o “membra” dello yoga.

In realtà con il termine Pranayama non si intendono solo le tecniche di respirazione utilizzate dallo yoga, ma il meccanismo attraverso il quale è possibile assorbire e controllare il prana, ovvero l’energia vitale, con lo scopo di rendere la mente stabile, forte, tranquilla e di poterne risvegliare le potenzialità latenti. (Che spesso nemmeno immaginiamo di possedere.)

Secondo una visione mistica si tratta dell’energia vitale che scorre all’interno di ogni essere, e rappresenta quindi la nostra fonte di sostentamento.

La principale sorgente di prana è in assoluto l’aria che respiriamo, ma in realtà lo assorbiamo anche dai cibi e dalle bevande, ed è per questo che nello yoga viene attribuita una grande importanza all’igiene del naso e della lingua, ad una lenta masticazione e, ovviamente, ad una efficace respirazione.

Il prana infatti viene assorbito tramite le mucose del naso e dai recettori nervosi dell’apparato respiratorio, ma anche attraverso le terminazioni nervose della lingua e della gola.

La parola ayama vuol dire invece «estensione» o «espansione»; la parola pranayama significa quindi «estensione o espansione della dimensione del prana».

Ovvero, un metodo per assorbire e indirizzare l’energia vitale nel corpo, rendere la mente stabile e raggiungere un livello superiore di coscienza.

Sempre secondo gli Yoga Sutra di Patanjali, il gradino che precede il pranayama è costituito dalla pratica degli asana, cioè le posizioni, che hanno lo scopo preparatorio di rendere il corpo agile, flessibile e rilassato, liberandolo da movimenti nervosi e tensioni muscolari.

Quando il corpo è «sotto controllo», è facile rivolgere l’attenzione al respiro, che funge da tramite tra la materialità del corpo e la spiritualità della mente, e questo ci permette, attraverso il pranayama, di raggiungere l’unione di questi due elementi, per poi passare al gradino successivo, ovvero la meditazione profonda, attraverso la ritrazione dei sensi.

Il pranayama è anche un metodo funzionale per prevenire e curare molti disturbi… tuttavia l’efficacia del pranayama come prevenzione è superiore all’efficacia terapeutica.

I benefici del pranayama sono, infatti, numerosissimi:

  • Facilita l’eliminazione delle tossine.

  • Migliora la circolazione sanguigna e linfatica.

  • Ottimizza l’azione filtrante dei reni.

  • Tonifica il sistema nervoso.

  • Agisce positivamente sulla memoria.

  • Aiuta la digestione.

  • Libera da pensieri negativi e dalle paure che immobilizzano l’intento.

  • Purifica le nadi. (I canali energetici del corpo)

  • Stimola la milza.

  • Equilibra il sistema ghiandolare.

  • Rinforza il sistema immunitario.

Solitamente gli esercizi di pranayama si fanno seduti in una posizione meditativa; ma se ti dovesse risultare scomodo, puoi metterti seduto a gambe incrociate, magari utilizzando un blocco o un libro da mettere sotto il sedere per aiutarti a mantenere la schiena diritta senza avvertire fastidi o dolori durante la pratica.

Un fattore importante per la buona riuscita della pratica è riuscire a mantenere una postura comoda, stabile e rilassata. E’ fondamentale che la schiena sia diritta e la testa in linea con la colonna, le spalle e il collo completamente rilassati. Pronto? Iniziamo:

  • Rilassa le mani sulle ginocchia.

  • Rilassa le spalle e il collo.

  • Inizia ad ascoltare il tuo respiro rimanendo in ascolto dell’aria che entra ed esce dalle narici.

  • Non cercare di modificare il respiro ma, semplicemente, ascolta.

Quando il respiro si è rilassato, fai partire il cronometro e misura quanto tempo ci impieghi a fare 10 respirazioni lente e profonde.

Annota la durata dei 10 cicli di respirazione. (Solitamente varia dai 2 ai 5 minuti, ma è soggettivo.)

Quando riuscirai a terminare i cicli di respirazione nello stesso lasso di tempo, avrai raggiunto il primo livello del Pranayama, che è l’uniformità del respiro.

Ci possono volere alcuni giorni o mesi, anche questo è soggettivo.

La maggior parte delle persone si avvicina alle tecniche di pranayama senza aver raggiunto l’uniformità del respiro; ovviamente non è un grosso problema, è stato così anche per me e sono ancora viva, ma è altrettanto ovvio che se ci avviciniamo al pranayama con la giusta preparazione, la pratica sarà più efficiente e potremo godere al massimo di tutti i suoi benefici.

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